La Regina Verde
Vi propongo la leggenda della Regina Verde di Agropoli nella versione che ho scritto a corredo dell’edizione completa de La Scogliera Dei Suicidi edito da Lo Scarabocchiatore Edizioni.
Buona lettura!
La leggenda della Regina Verde di Agropoli non è una leggenda semplice, non si tratta solo di una tragica storia d’amore raccontata e imbellettata nel corso del tempo al punto da essere stata trasformata in folclore popolare. Trovo più giusto scrivere che la bellezza, la particolarità e la disperazione di una donna si è lentamente fusa con la bellezza, la particolarità e la disperazione della stessa Agropoli dando origine alla ninfa immortale di nome Ermegalda. Ecco perché vi chiedo di prestare attenzione e di permettermi di raccontare con criterio gli eventi custoditi nel cuore della sirena che state per incontrare ne La Scogliera dei Suicidi. Iniziamo precisando che esistono due versioni di questa leggenda e che entrambe concordano su larga parte della storia anche se in una l’amore è platonico, mentre l’altra di versione è decisamente più licenziosa; entrambe le storie però fanno fronte comune su quanto segue.
«Vi fu un tempo in cui i Saraceni sbarcarono ad Agropoli, dalla barca scese il nuovo signore, che aveva l’incarico di regnare sul territorio, in compagnia della sua giovane e splendida figlia Ermegalda.»
Inutile dire che la bellezza della principessa era da togliere il fiato mentre è importante tenere a mente che tutti si giravano per ammirare la sua particolare carnagione prepotentemente olivastra. Queste caratteristiche unite all’alto lignaggio rendevano desiderabile la principessa che si trovava a essere spesso al centro di molte attenzioni e di continue proposte di matrimonio, fiumi di parole e proposte che il padre della ragazza rendeva del tutto vane rifiutando sistematicamente qualunque pretendente si facesse avanti.
Compresa la volontà del padre la principessa a quella che ormai era diventata una sorta di teatrino preferiva fare lunghe passeggiate. Fu così che durante una delle sue uscite solitarie la sua attenzione venne catturata da un pescatore e per poterlo osservare meglio si nascose tra le fronde.
A questo punto le storie prendono due direzioni differenti, in una versione: lo sguardo della principessa e quello del pescatore si incrociarono, lo sguardo dell’uomo era così intenso che Ermegalda uscì allo scoperto. Quando la vide il pescatore capì che si trattava della principessa e pertanto non osò sfiorarla, sapeva di non poterlo fare così come entrambi erano consapevoli del fatto che il sentimento che provano l’un l’altro era di una potenza tale che non era necessario toccarsi.
Nella seconda versione la principessa decise di avvicinarsi al pescatore per osservare in che modo quest’ultimo stesse raccogliendo la rete da pesca. Concentrato com’era sul lavoro non si accorse della principessa e per sbaglio ne colpì il viso con la rete. Si girò immediatamente per soccorrerla e tra i due scoppiò un passionale amore clandestino.
Purtroppo le storie tornano a concordare su quanto succede poco tempo dopo, infatti platonico o meno che fosse stato il loro amore fu in entrambi i casi di brevissima durata poiché il mare si prese l’amato pescatore di Ermegalda durante una violenta tempesta.
Invano la principessa continuò ad attendere sulla rupe il ritorno del suo amato e dopo tre giorni di straziante attesa si tolse la vita gettandosi nel vuoto. Giunta in mare il dio delle acque impressionato dalla bellezza di Ermegalda e straziato dal suo dolore decise di tramutarla in ninfa protettrice delle profonde acque di Agropoli.
Capisco che a questo punto sia legittimo chiedersi che cosa ci sia di complicato in questa leggenda, in primo luogo Ermegalda stessa nel suo nome racchiude una prima questione. Ermegalda è infatti una variante germanica del nome Ermengarda e la prima parte del nome significa colui o colei che ha forza, determina anche un legame con il dio luminoso del cielo, la seconda parte del nome è legato alla forza interiore che riceve la persona che viene investita di questo nome; questo perché in passato spesso i nomi dei reggenti e dei componenti delle loro famiglie venivano scelti per augurare una buona sorte. La natura germanica del nome fa quadrare meglio la storia che facilmente si lega al momento in cui realmente i Longobardi hanno regnato sul territorio e rende plausibile anche la divinità che concede la vita eterna alla principessa. Così però converrete con me che ci avanza il colore verdognolo della ragazza, questo può essere spiegato in due modi differenti. La prima spiegazione vede legato il colore agli umori: la ragazza è verde finché si trova a essere sola, quando conosce il pescatore le sue guance prendono il colorito dell’amore per poi tornare cadaveriche nel momento della tragedia della perdita. Io preferisco la seconda spiegazione che è legata al territorio e che vede il colore della ragazza essere quello di Agropoli, a rafforzare indissolubilmente quel che unisce la città e la principessa ci sono il coraggio, il compianto e la perdita. Il coraggio è quello leggendario dei pescatori che sono storicamente famosi per non avere mai avuto paura di scalare le barriere naturali della città, che non presenta porti naturali, quello stesso coraggio che durante i periodi di magra li ha portati ad affrontare il mare perdendo anche la vita pur di tentare di portare cibo ai loro concittadini. Da qui il compianto comune, quella della principessa per il suo pescatore e quello della città per i suoi di pescatori dispersi in mare ed ecco che il dolore straziante di una comunità si unisce a quello di una donna che porta nel suo nome un legame divino che arriva al cuore del dio delle acque: è così che Ermegalda diventa la ninfa custode di Agropoli. Rimane una sola questione da risolvere: il pianto della principessa che si può ancora sentire ai giorni nostri e il fatto che quando non è il pianto di Ermgalda a riecheggiare nelle giornate ventose si sentono urla e ululati mostruosi. Se rimaniamo immersi nella storia che abbiamo appena sviscerato insieme possiamo pensare che le urla siano quelle dei mostri che Ermegalda combatte per tenere al sicuro gli abitanti di Agropoli e che quando non è impegnata nella battaglia cessano per lasciare spazio al piano dell’inconsolabile principessa. Se scegliamo di svegliarci dalla narrazione troviamo una spiegazione nelle decine di grotte presenti ad Agropoli anche conosciute come i fori che urlano, si tratta di piccole gallerie che si aprono a livello del mare e che in base al modo e alla forza con la quale le onde le vanno a riempire producono suoni diversi.