
LA STORIA INFINITA – DALLA NEBBIA DEL NULLA ALL’INCANTO DELLA VITA

La Storia Infinita ha dentro di sé tantissimi significati. Uno di questi è sicuramente riconducibile alla diretta della Nebbia in cui abbiamo citato anche questo testo scritto da Michael Ende nel 1979 e tradotto in circa quaranta lingue. Esso diviene da prima un classico e poi nel 1984 un film Wolfgang Petersen.
Ed è proprio in quel momento, quello dopo aver visto il film, che ti viene voglia di leggere il libro e nella quantità “infinita” di tematiche: filosofiche, pragmatiche e simboliste che attraversano il lettore nelle pagine di questa meraviglia letteraria.
Detto questo, mettiamo da parte la cronologia per addentrarci nel bel mezzo del simbolismo, e dell’ emozione che suscita nel lettore un romanzo del genere. Un genere che funziona tantissimo per i ragazzi, in quanto da sempre considerato un classico di formazione ma che, se riletto, anche “da grandi” contiene una miriade di significati e di riferimenti che agli occhi ingenui di un ragazzino di pochi anni a volte possono sfuggire. (In realta’ sfuggono anche a me) forse è per questo che ho costantemente il bisogno di leggere, e di sentire più che mai i libri. Partiamo da questo presupposto per dire che la storia infinita contiene “a mo di Matrioska” una storia, un’altra storia e molte altre ancora. La prima è sicuramente riconducibile alla vita di Bastiano, la seconda a ciò che viene narrato nel libro, e le tante altre sono le storie che possiamo ricavare analizzando la nostra vita dal punto di vista del libro. E non solo di quello che abbiamo tra le mani. Semplicemente potremmo riportare questo testo all’esperienza che ognuno di noi fa della propria esistenza. Anche noi, infatti, siamo fatti -e fitti- di storie, molte delle quali nascono da un momento di buio. Di estremo buio, di nebbia e confusione, in cui non vediamo nulla e che, in un certo senso, nasconde le infinite possibilità che ci circondano.
Ed è proprio nella nebbia e nel nulla che ci presenta Ende in queste pagine che possiamo captare queste probabilita’, questi modi diversi di vedere, di intravedere, di cercare, di guardarci, guardarsi ed andare oltre.
IL LEGAME CON LA RICERCA DI SÉ ATTRAVERSO I LIBRI
“ Mi piacerebbe sapere che c’è in un libro, fintanto che è chiuso”
Analizzando queste prime parole possiamo trovarci alla prima grande verità di questa storia: ogni cosa racconta una storia, anche se noi non la vediamo. Non la leggiamo, non la ascoltiamo. La storia c’è. E’ presente. Resta. Ma noi “che non abbiamo ancora aperto il libro” non la possiamo proprio vedere. Ed è quella sensazione che ci assale anche di fronte alla nebbia, al buio, e a tutto quello che ci impedisce una possibilità. Cosa dobbiamo fare? Semplicemente provare ad aprire il libro. Leggere. Provare a dare a quel libro la possibilita’ di aprirsi, in quanto anche la parte piu’ nascosta di noi l’abbiamo. E spesso, neppure noi ci ricordiamo di averla. Abbiamo costantemente bisogno di trovare situazioni, momenti, che ci portino ad avere quel flashback, ma spesso anche il non vedere, ci impone uno scrutare più minuzioso ed attento, portandoci a conoscerci meglio.
GUARDARSI DALLA PROSPETTIVA DI SPETTATORE DI SÉ STESSO
La nebbia, ci invita a guardare oltre, ma anche a fermarsi a vedere quello che “si riesce” a percepire attraverso la vista. Ed anche quando non vediamo assolutamente nulla, quando quel muro ci si para davanti all’improvviso, noi qualcosa possiamo effettivamente vederlo: ciò che abbiamo più vicino, il nostro corpo.
La storia inizia dal momento in cui Bastiano scappa dai bulli, per rifugiarsi in una libreria. Semplicemente per proteggersi. Eppure già da questo primo passaggio possiamo effettivamente avere una visione salvifica dei libri: i libri ci permettono di salvarci. Di essere spettatori di noi stessi, in storie non nostre che però in qualche modo ci somigliano. E questa secondo me è una delle cose migliori che questo oggetto può effettivamente far fare ad una persona. Il viaggio dentro di sé, in una storia altrui. Rifugiandosi in una libreria trova un motivo “per andare avanti” e “voltare pagina”. Bastiano si salva dal male, facendo anch’egli un’azione illecita: quella di rubare il libro al signor Coriandoli e di tornare a scuola cercando nella soffitta il nascondiglio ideale per poter leggere. Bastiano si salva dal male leggendo. E la sua realtà diverrà moto per salvare a sua volta Fantàsia. Diverrà protagonista senza volerlo (o forse sì) di un viaggio che lo porterà in due posti sconosciuti: dentro di sé e fuori di sé. Esattamente come ci permette di fare la nebbia.
Bastiano non è semplicemente spettatore, sia chiaro, nonostante, la storia del libro ci faccia comprendere che c’è un eroe pronto a salvare l’Infanta imperatrice ed il regno, anche Bastiano diviene parte attiva involontaria ( o volontaria) in quanto l’eroe stesso ha bisogno di lui per compiere le sue imprese è continuare la storia.
CHE COSA HANNO IN COMUNE LA NEBBIA, ATREIU E BASTIANO
La nebbia molto spesso è tutto ciò che non si riesce a vedere. E’ tutto ciò che è confuso. Ed è fisicamente difficile viverla. Ma anche psicologicamente richiede un certo impegno emotivo. La Nebbia arriva, non chiede permesso: Scende placida. Sono goccioline sospese, che danno una visione poetica del tutto, ma se ammassate le une alle altre, rendono difficoltoso andare oltre. Ci tocca “STARE” nella Nebbia. E Bastiano decide di starci, in quell’involucro di solitudine, perché esso diviene anche “protezione”. Si immerge nella Nebbia di Fantasia senza avere paura, diviene la chiave di volta per aiutare Fantasia a riemergere. A far riemergere quel dentro che spesso, mascheriamo con la violenza, con la cattiveria, con la “falsa superiorità” prepotente. Credete davvero che sia solo Bastiano, colui che vive nel torpore della vita? No, anche i bulli che lo tormentano, hanno qualcosa di irrisolto, qualcosa che tengono a bada attraverso “scherzi e cattiverie” a quelli con la nebbia come quella di Bastiano.
IL NULLA COME REALTÀ
Il nulla è il regno di Fantasia quando non viene più immaginato, cercato, pensato, amato. È il buio immaginario non causato dall’assenza di luce, ma è un buio in cui i sensi non sentono più. È un nulla diverso dagli altri, perché coinvolge anche la parte umana. Non esiste più nulla, non è mai esistito ciò che è stato annullato. E’ un nichilismo forte, quello presente nella storia infinita di Ende, si scende nell’abisso, si affrontano prove, pur di arrivare a quel qualcosa che manca.
Che cos’è questo Nulla?!
Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.
Atreyu: Ma perché?!
Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente. Ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.
Quando pensiamo al nulla lo possiamo interpretare come “ciò che non è” e, da un punto di vista strettamente logico, dargli un senso significherebbe cadere in un controsenso molto forte. Infatti, l’inesistenza di ciò di cui si parla rende inutile ogni discorso che lo riguardi, rendendolo falso e assurdo a priori, per tutti. Eppure se prendessimo in considerazione questo “niente” come qualcosa… Forse il pensiero diventerebbe un po ‘più elastico. Inoltre il Nulla, assume una forma umana quando lo vediamo come frustrazione, sconforto, incapacità di reagire. Eppure sia, Bastian, attraverso la solitudine e l’introspezione di sé stesso, che Atreyu superando prove ed ostacoli, riescono a trovare il coraggio di farcela. Di trovare una strada.
Una dualità interessante che ci mostra quanto far coesistere ambedue le parti sia estremamente necessario per ogni essere umano. Quella razionale, della vita vera, ma anche quella più intima, più vulnerabile, più “psicologica” che conserviamo nell’anima. La storia infinita ci insegna a dare una grande importanza a questo nulla, ci insegna che tutte le storie hanno più parti. E bisogna saperle smontare per vederne l’importanza concreta di ogni pezzettino che ne costituisce una minima parte. Siamo un bel filo intrecciato, di quelli che legano i palloncini all’indice. Lo leghiamo al dito, per aiutarci ad uscire nebbia, o a provare un po’ di meraviglia, mentre guardiamo in su, e riusciamo a vederne colore, mentre la respiriamo a pieni polmoni.