
Mario Calandri
Mario Calandri, nasce a Torino nel 1914 e muore nella medesima città nel 1993.
Inizia a frequentare l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 1932. Nel dopoguerra, torna in Accademia come assistente di Marcello Boglione, il docente del corso di Tecniche dell’Incisione. Alla morte del suo maestro, nel 1957, Calandri gli succede.
Dal 1960, egli passa ad insegnare all’Accademia di Brera. Nel 1963 torna a detenere la cattedra d’Incisione all’Accademia Albertina, dove insegnerà fino al 1977.
I TEMI
Calandri è un un’artista “riservato”, lontano dagli eccessi di un certo ambiente artistico. Il suo sguardo è rivolto agli elementi della vita quotidiana. La sua ricerca riguarda ciò a cui rimanda la realtà che lo circonda: il soggetto è un pretesto di riflessione sulla vita, su memorie dall’atmosfera malinconica. Sono situazioni statiche e sospese che rappresentano evocazioni emotive e mentali; in queste vi sono animali, insetti, granchi, rettili e nature morte di frutti, fiori, oggetti, che ospitano il senso del tempo, del ritmo dell’esistenza che cambia. Un altro tema caro all’incisore è il circo dove le giostre, gli acrobati, il tiro ai fantocci e le marionette manovrate dai fili sono anch’essi da leggere in chiave simbolica della vita. Una presenza ricorrente sono i corpi nudi, di cui una buona parte adolescenziali, che hanno anch’essi la particolarità di essere sospesi nell’attimo in cui vengono ritratti, in atmosfere tra l’attesa e il disincanto.
LO STILE
In Calandri, che è anche un abile acquarellista, la pittura e l’incisione non sono a sè stanti, l’una contamina l’altra.
Le macchie e le chiazze ad acquatinta mostrano il suo senso cromatico anche nel bianco e nero. I soggetti delle stampe vengono descritti da tratti sottili che ne definiscono i contorni e alcuni particolari; ricerca di un realismo che non vuole essere fotografico, dato il fine di rappresentare “memorie”, immagini della coscienza.
Calandri vuole trasferire queste scene su un piano materiale, la lastra, e usare un linguaggio comprensibile e che arrivi allo spettatore: il segno.
Anche sé, la lastra di metallo pone dei limiti alla gestualità, l’artista è un grande esperto d’incisione: combina sapientemente le tecniche tradizionali ai gesti spontanei del momento, mossi dall’intuizione. Quest’ultima lo guida attraverso i tratteggi, le sovrapposizioni e quei segni che possono apparire “sporchi” per far vibrare l’immagine, i contrasti e rendere la “matericità” della luce.



Fonti: “Mario Calandri, Gabinetto delle Stampe Accademia Albertina Torino”; “Mario Calandri Cinquant’anni di incisione 1940-1990 selezione di disegni e incisioni”.