Il Frottage è una tecnica di disegno e pittura basata sul principio dello sfregamento, (“frottage” è un termine francese che significa proprio “sfregamento”). Veniva utilizzata nell’antica Cina e nella Grecia classica per ricavare copie di bassorilievi, su carta di riso o pergamena. Successivamente fu scoperto, in epoca moderna, dall’artista tedesco Max Ernst, esponente del movimento surrealista. La tecnica di base consiste nello sfregare con la matita un foglio, sovrapposto ad una superficie ruvida (legno, foglie, tele), ottenendo immagini casuali. La tecnica utilizzata da Max Ernst consisteva invece, nel raschiare via, mediante una spatola o uno strumento simile, uno strato di colore fresco, ad esempio olio, lasciando affiorare il sottostante colore di fondo. I risultati ottenuti sono però più pittorici e materici. Il suo lavoro aveva come base un comune gioco grafico, ossia appoggiare il foglio su una superficie ruvida come legno, foglie o pietre e passare di piatto con una matita per far apparire il disegno delle asperità sottostanti: le nervature della foglia, le venature del legno, che diventano nelle mani dell’artista, uno dei più seri esperimenti in arte di tutto il Novecento. Mentre il gioco procede, negli accenni di figure casuali, la mente dell’artista, vede immagini di strani animali, oggetti, paesaggi e figure misteriose che vengono completate da contorni e qualche dettaglio, in modo che la visione diventi riconoscibile per tutti.

COME METTERSI ALLA PROVA
Si prende un foglio di carta e si appoggia sopra un oggetto dalla superficie irregolare. Si strofinano una matita o dei pastelli colorati sopra il foglio: passando sopra le parti in rilievo si formeranno delle linee colorate, mentre il resto del foglio rimarrà del suo colore originale. Terminato il ricalco si otterrà un disegno ricco di effetti di chiaroscuro e sfumature. Si può anche variare la superficie su cui lavorare: oltre a fogli di carta si può usufruire di stoffa o altri materiali non troppo spessi. Una variante può essere quella di preparare una superficie (tela o carta), con uno o più colori. Quando il colore è perfettamente asciutto, si poggia sulla superficie in rilievo (dalla parte non colorata) e si esporta via il colore con un raschietto o con carta vetro fine.

VI RACCONTO LA MIA ESPERIENZA
C’è stato un periodo in cui avevo iniziato a girare per strada con fogli di varia grammatura e tipologia e grafite nella borsa e, ogni superficie che mi interessasse dal punto di vista del contatto, della forma, della ruvidezza, la ricalcavo, così come prevede la tecnica. Ho ricreato parti di strade, tombini, grate, alberi, (che mi hanno affascinata più di tutte le altre cose). Mi sembrava in quel modo di trasferire su un foglio di carta, l’essenza dell’oggetto e del materiale che andavo a ricalcare. Ho poi iniziato io stessa a creare superfici tridimensionali dalle quali poter trarre un’essenza, una forma, un segno, fatte principalmente di legno e gesso acrilico. Sono riuscita così ad ottenere, paradossalmente, una cromia molto più marcata, seppur utilizzando un materiale molto più debole di altri, come la grafite. Era una sensazione strana quella di non dover creare qualcosa dal nulla, ma andare invece, a far rinascere qualcosa di già esistente, semplicemente nascosto

di Alessandra Mazza